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L’ordine è qualcosa di artificioso; il naturale è il caos.
(Arthur Schnitzler)

 

La promessa è un contro-giallo che vuole smontare i meccanismi perfetti dei gialli tradizionali, che nega la loro geometria studiata a tavolino, la demolizione dell’edificio razionale in cui lo scrittore modella e modula il male e il bene inserendoli in una serie di scatole cinesi che alla fine si apriranno sotto le indagini attente ed accurate dell’investigatore e magicamente sveleranno il loro interno, pulito e senza ombre.
Invece, ci dice Durrenmatt, la vita si svolge in maniera diversa, la logica non la rappresenta del tutto ed è necessario fare i conti con l’irrazionale, con l’assurdo che si annida nei meccanismi del mondo e nei recessi oscuri della stessa mente umana:

“Siamo uomini, dobbiamo tenerne conto, armarci contro questa realtà, e soprattutto avere ben chiaro in mente che riusciremo a evitare il naufragio nell’assurdo, che per forza di cose risulta sempre più netto e schiacciante, e a costruirci su questa terra un’esistenza abbastanza confortevole, solo incorporandolo tacitamente nel nostro pensiero. La nostra ragione rischiara il mondo non più dello stretto necessario”.

Quindi non c’è consolazione nel mondo di Durrenmatt. E non ci sono certezze. Ci sono i fatti e le loro interpretazioni più o meno intuitive, più o meno possibili, ma mai dimostrabili con sicurezza.
La promessa che l’ispettore Matthei fa alla madre della ragazza uccisa è l’interruttore che attiva un congegno, e parte una rincorsa tragica verso la Verità, che però non si trova da nessuna parte, perchè, molto probabilmente, non esiste, e anche se esistesse non sarebbe raggiungibile dalla mente umana. E’ all’interno di questa spirale che la logica si spezza e la tenacia non basta.
E il male, il nome che diamo all’innominabile contro-logica del mondo, trionfa. A meno che non sia servita in tavola una rassicurante illusione:

“Non mi riferisco solo alla circostanza che tutti i vostri criminali trovano la punizione che si meritano. Perchè questa bella favola è senza dubbio moralemnte necessaria. Appartiene alle menzogne ormai consacrate, come pure il pio detto che il delitto non paga – mentre basta semplicemente considerare la società umana per capire dove stia la verità a questo proposito – ma lasciamo perdere tutto questo, se non altro per un principio puramente commerciale, dato che ogni pubblico ed ogni contribuente ha diritto ai suoi eroi e al suo happy-end”

E il tutto è scritto in una prosa impeccabile e scorrevole, che avvolge nelle sue spire, e ti accompagna alla fine del viaggio (in macchina come i due protagonisti?) con inquietudine e piacere.