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T. N. Hahn – Vita di Siddharta il Buddha

Questo libro narra la vita di Siddharta Gautama, un uomo come noi, che attraverso una ricerca costante è riuscito a raggiungere uno stato di gioia ed equanimità. Annichilito dalla visione della sofferenza che tocca in sorte ad ogni essere umano, quest’uomo ha speso la sua vita nel cercare tecniche e pratiche per ridurre il dolore e portare la serenità nel cuore dell’umanità. Lodevole, oserei dire. Questo narra il libro, quasi un vangelo laico, senza interventi divini nè miracoli.
Il Buddha, ossia il Risvegliato, sapeva bene che l’orrore è connaturato alla natura umana e non ne faceva certo mistero. Circonfuso di consapevolezza, insieme predicava l’accettazione di ciò che siamo e la spinta verso il miglioramento:

“Bhikkhu” aveva detto il Buddha “i vostri occhi sono un profondo oceano in cui si nascondono mostrimarini, vortici e correnti pericolose. Se non mantenete la presenza mentale, mostri marini, vortici e correnti attaccheranno la vostra barca e la affonderanno. Anche le vostre orecchie, il naso, la lingua, il corpo e la mente sono profondi oceani dove sono nascosti mostri marini”.

Qui si parla di presenza mentale, di concentrazione, ossia vivere ed accettare il momento, qualunque esso sia, senza discriminazione. Questa è la chiave di volta per varcare le porte della liberazione, per riuscire a padroneggiare i propri sensi ed accedere alla gioia e alla serenità:

“Bhikkhu, vi esporrò la vera indipendenza e la migliore delle solitudini. Indipendente è colui che dimora nella presenza mentale. Egli è consapevole di quanto avviene nel momento presente, di quanto accade nel corpo, nelle sensazioni, nella mente e negli oggetti mentali. Egli sa osservare in profondità le cose nel momento presente. Non insegue il passato e non si perde nel futuro, perchè il passato non esiste più e il futuro non è ancora arrivato. La vita è soltanto nel momento presente. Perdendo il momento presente, perdiamo la vita. Ecco la migliore delle solitudini”.

Perchè la concentrazione porta alla comprensione. La comprensione porta alla consapevolezza. La consapevolezza porta alla visione profonda. Ossia a vedere la realtà così com’è nella sua interezza, senza rinchiuderla in schemi concettuali o illusori.
E non si tratta di una via austera segnata da privazioni e improntata alla sola conoscenza. La Via del Buddha è la via della pratica costante e dell’amore. Quest’ultimo è anzi uno dei due pilastri, insieme alla saggezza, su cui si fonda l’intero insegnamento. Il paragrafo sull’amore andrebbe riportato nella sua interezza, tanto è significativo. Un giorno un re andò dal Buddha a chiedere delucidazioni sull’amore e il suo rapporto con la sofferenza:

“Maestro Gautama, c’è chi afferma che tu esorti a non amare. Ti attribuiscono il detto che più si ama più si soffre. Capisco che in questo c’è una certa verità, ma non riesco ad accettarlo del tutto. Senza amore, la vita si svuota di senso. Ti prego di aiutarmi a comprendere.”
[…] Dobbiamo considerare la natura del nostro amore”, rispose il Buddha. “L’amore deve portare pace e felicità a coloro che amiamo. Se nutriamo un amore fondato sul desiderio egoistico di possedere gli altri, non daremo loro né pace né felicità. Al contrario, li faremo sentire in trappola. E’ un amore non diverso da una prigione. Se la persona che amiamo è infelice proprio a causa del nostro amore, vorrà liberarsene. Non accetterà la prigione del nostro amore. E l’amore si trasformerà a poco a poco in rabbia e in odio.
[…] “Maestà, nella Via dell’Illuminazione non c’è amore senza comprensione. L’amore è comprensione. Senza comprendere, è impossibile amare. Se marito e moglie non si comprendono, non si possono amare. Se fratello e sorella non si comprendono, non si possono amare. Se genitori e figli non si comprendono, non si possono amare. Se desideri la felicità di coloro che ami, devi imparare a comprenderne i dolori e le aspirazioni. Comprendendoli, saprai alleviarne i dolori e aiutarli a realizzare le loro aspirazioni. Questo è vero amore. Se invece vuoi soltanto che coloro che ami si adeguino alle tue idee senza sforzarti di conoscere i loro bisogni, non è vero amore. E’ solo desiderio di possedere l’altro e di appagare i tuoi bisogni, che in questo modo non saranno mai soddisfatti”.

Ho poi scoperto con piacere che il Buddha non era esente dal consigliare precise prassi politiche e sociali, in senso quasi rivoluzionario sebbene nonviolento:

Lo incoraggiò a riformare l’amministrazione della giustizia e l’ordinamento economico del paese. Pene corporali, tortura, imprigionamento ed esecuzioni non sono mezzi efficaci per contrastare il crimine. Crimine e violenza sono le conseguenze naturali della fame e della povertà. Il modo migliore pert fare il bene del popolo e garantire la sicurezza è un ordinamento economico sano. […] Tutti devono avere l’opportunità di scegliere la propria occupazione e bisogna organizzare dei corsi di formazione. Un ordinamento economico giusto, concluse il Buddha, deve fondarsi sulla partecipazione volontaria. (Kutadanta Sutra)

Quindi è vero che la vita è sofferenza? Si, questa è la Prima Nobile Verità. Ma la bella notizia è che vi sono altre Tre Nobili Verità che insegnano a trascenderla seguendo un cammino di pace e liberazione. Chissà.