Archivi tag: andre gorz

A. Gorz – Lettera a D.

Un biglietto posato accanto alla porta di casa: “Avvisate la gendarmeria”. Saranno trovati lì, stesi uno accanto all’altro, sul letto. Ma prima del definitivo commiato, lui le scrive una lettera che ripercorre gli snodi fondamentali della loro vita insieme.
Lettera a D. è un esplicito e appassionato tributo. Un tributo che Gorz, oramai anziano, rende a sua moglie e che finisce per diventare una testimonianza dell’Amore, con la A maiuscola. E’ chiaro fin dall’incipit, folgorante:

“Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo assieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie”

Gorz non trascura nulla: dal primo incontro (lei, modella bellissima) alle opposizioni della madre di lui, alle sue stesse paure, al matrimonio, alla povertà, al lavoro come scrittore e giornalista. Tutto con lei sempre lì a sostenerlo. A volte sullo sfondo, altre in primo piano, ma sempre lì.
Un incontro sentito, pur nella profonda diversità di idee, provenienze e sentimenti, come irresistibile:

“Potevamo essere profondamente dissimili, non di meno sentivo che qualcosa di fondamentale ci era comune, una specie di ferita originaria – poc’anzi parlavo di “esperienza fondatrice”: l’esperienza dell’insicurezza. La cui natura non era la stessa in me e in te. Poco importa: per te come per me significava che noi non avevamo un posto sicuro nel mondo. Non avremmo avuto che quello che ci saremmo costruito”

Ma, pur con tutto questo, come è possibile spendere sessant’anni della propria vita insieme alla stessa persona? Se lo chiede anche l’autore, ma la risposta di D. è senza scampo:

“Dicevo pure: «Che cosa ci prova che tra dieci o vent’anni il nostro patto per la vita corrisponderà al desiderio di ciò che saremo diventati?». La tua risposta non si poteva parare: «Se ti unisci con qualcuno per la vita, mettete le vostre vite in comune e tralasciate di fare ciò che divide o contrasta la vostra unione. La costruzione della vostra coppia è il vostro progetto comune, non avrete mai finito di rafforzarla, di adattarla, di riorientarla in funzione delle situazioni mutevoli. Noi saremo ciò che faremo insieme»”

Ma non è sempre stato tutto rose e fiori. Gorz ha il coraggio e l’onestà, almeno in parte, di affrontare le sue mancanze, i suoi dubbi, le difficoltà. Rileggendo i suoi vecchi libri, l’autore si è reso conto di non aver reso giuastizia alla sua compagna di vita, di aver dato al mondo un’idea fuorviante di lei, sbagliata, incolore, debole. Forse perchè:

“Essere appassionatamente innamorati per la prima volta, essere ricambiati, era a quanto pare troppo banale, troppo privato, troppo comune: non era una materia adatta a farmi accedere all’universale. Un amore naufragato, impossibile, al contrario diventa della nobile letteratura. Mi sento a mio agio nell’estetica della sconfitta e dell’annientamento, non in quella del successo e dell’affermazione”

Fino poi ad arrivare al dolore più grande della loro vita insieme: il male degenerativo che affligge sua moglie, raccontanto con sofferente tenerezza.
Ma le ombre si estendono anche alla vita personale dell’autore, spesso sentita come inesistente, come vissuta da qualcun altro, come sprecata:

“Ero arrivato all’età in cui ci si domanda cosa si è fatto della propria vita, cose se ne sarebbe voluto fare. Avevo l’impressione di non aver vissuto la mia vita, di averla sempre osservata a distanza, di non aver sviluppato che un solo lato di me stesso e di essere povero in quanto persona. Tu eri ed eri sempre stata più ricca di me. Ti sei schiusa in tutte le tue dimensioni. Eri a tuo agio nella tua vita; mentre io avevo sempre avuto fretta di passare al compito seguente, come se la nostra vita non dovesse cominciare veramente che più tardi”

Lettera a D. è asciutto, onesto, commuovente senza essere patetico.