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D. J. Poissant – Il paradiso degli animali

“Sotto l’albero cadono / sconfitti / si rialzano / si rimettono in cammino”

James L. Dickey

Come dice la quarta di copertina:

“I racconti di David James Poissant parlano di relazioni. Genitori e figli, mariti e mogli, amanti o amici, i protagonisti di queste storie sono ritratti in un momento decisivo della loro vita quando, per la forza brutale dell’amore, si trovano sulla soglia di un precipizio, spinti da decisioni che loro stessi hanno preso”.

Verissimo, queste brevi storie (sono sedici) parlano di relazioni. E della loro estrema difficoltà, della solita incomunicabilità che sembra inceppare ogni autentica ed onesta comunicazione fra esseri umani. Ci sono sempre incomprensioni, vengono sempre fatti errori, c’è sempre la realtà che non corrisponde alle aspettative. Come è chiarissimo fin dall’incipit del primo racconto, L’uomo lucertola:

“L’anno scorso mio figlio ha sfondato la finestra del soggiorno. L’avevo spinto io. Non ricordo esattamente com’era successo. Ricordo di essere entrato in sala. Ricordo di aver visto Jack con la bocca sulla bocca di un altro ragazzo e le mani che si muovevano rapide sul suo inguine”

E questi racconti parlano anche di morte. Non della Morte con la M maiuscola, bensì di una morte ben determinata: muoiono padri, muoiono mogli, muoiono fratelli, muoiono figli grandi e figli piccoli. Qualcuno non muore, ma vorrebbe morire, o sta morendo. Non una raccolta di racconti ma una carneficina, insomma. Muore anche la speranza e muoiono le relazioni. Soprattutto la speranza, e la forza di credere, cercata ma sempre assente:

“Se speravi intensamente in qualcosa, potevi farla succedere. Ci aveva creduto, una volta. Voleva crederci ancora. Chiuse gli occhi, pieno di speranza – non era mai stato così vicino alla preghiera.”

E ancora:

“Aveva cercato di ritrovare la via, ma se credere è una battaglia in salita, imparare di nuovo a credere è una guerra, fuoco di moschetti e baionette in ceca di sangue”.

Poi c’è dolore, assenza, solitudine, frustrazione. Nessuna via di scampo: gli animali umani protagonisti di ogni racconto sono “sull’orlo del burrone, a ciascuno viene chiesto di fare una scelta: saltare o tornare indietro”.
Ma non c’è tragedia, nessuno scontro con divinità o tormentosi incesti inconsapevoli: c’è solo l’umanità, la quotidianità dell’essere umano. L’autopsia dei sentimenti e delle emozioni.